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Il termine counseling (o anche counselling secondo l'inglese britannico) indica un'attività professionale che tende ad orientare, sostenere e sviluppare le potenzialità del cliente, promuovendone atteggiamenti attivi, propositivi e stimolando le capacità di scelta. Si occupa di problemi non specifici (prendere decisioni, miglioramento delle relazioni interpersonali) e contestualmente circoscritti (famiglia, scuola, lavoro).
La prima attestazione dell'uso del termine counseling per indicare un'attività rivolta a problemi sociali o psicologici risale al 1908 da parte di Frank Parsons. Nel 1951 la parola counseling è usata da Carl R. Rogers per indicare una relazione nella quale il cliente è assistito nelle proprie difficoltà senza rinunciare alla libertà di scelta e alla propria responsabilità.
L'attività di counseling è svolta da un counselor, un professionista in grado di aiutare un interlocutore in problematiche personali e private. In base al bagaglio di abilità possedute, le competenze proprie all'attività di counseling possono essere presenti nell'attività di diverse figure professionali quali psicologi, medici, assistenti e operatori sociali, educatori professionali.
Essa è finalizzata a «consentire ad un individuo una visione realistica di sé e dell'ambiente sociale in cui si trova ad operare, in modo da poter meglio affrontare le scelte relative alla professione, al matrimonio, alla gestione dei rapporti interpersonali, con la
riduzione al minimo della conflittualità dovuta a fattori soggettivi», ed è inoltre «un'attività di competenza relazionale che utilizza mezzi comunicazionali per agevolare l'autoconoscenza di se stessi attraverso la consapevolezza e lo sviluppo ottimale delle risorse personali, per migliorare il proprio stile di vita in maniera più soddisfacente e creativo».
Secondo Rollo May – uno dei padri fondatori del counseling insieme a Rogers – il counselor ha il compito di «favorire lo sviluppo e l'utilizzazione delle potenzialità del cliente, aiutandolo a superare eventuali problemi di personalità che gli impediscono di esprimersi pienamente e liberamente nel mondo esterno [...] il superamento del problema, la vera trasformazione, comunque, spetta solamente al cliente: il counselor può solo guidarlo, con empatia e rispetto, a ritrovare la libertà di essere se stesso».[17]
La BACP (British Association for Counselling and Psychotherapy) fornisce la seguente definizione dell'attività di counseling: «Il counselor può indicare le opzioni di cui il cliente dispone e aiutarlo e seguire quella che sceglierà. Il counselor può aiutare il cliente a esaminare dettagliatamente le situazioni o i comportamenti che si sono rivelati problematici e trovare un punto piccolo ma cruciale da cui sia possibile originare qualche cambiamento. Qualunque approccio usi il counselor [...] lo scopo fondamentale è l'autonomia del cliente: che possa fare le sue scelte, prendere le sue decisioni e porle in essere».
Analogamente AssoCounseling definisce l'attività di counseling come: «[...] un'attività il cui obiettivo è il miglioramento della qualità di vita del cliente, sostenendo i suoi punti di forza e le sue capacità di autodeterminazione. Il counseling offre uno spazio di ascolto e di riflessione, nel quale esplorare difficoltà relative a processi evolutivi, fasi di transizione e stati di crisi e rinforzare capacità di scelta o di cambiamento».
[fonte: Wikipedia]
…Risulta utile, quindi, cercare di capire chi è e soprattutto cosa fa il counselor nell’ambito della professione del counseling.
Per rendere visivamente dove si va a collocare la professione del Counselor, ti invito a immaginare due linee rette che divergono da un punto di congiunzione.
Da questo punto si dipartono un primo asse lungo il quale si situano le professioni più tradizionalmente legate alla salute mentale (psichiatra, psicoterapeuta e psicologo) e un altro asse lungo il quale si situano le professioni impegnate nel sociale (quali l’assistente sociale e altre emergenti quali, appunto, quella del counselor).
Naturalmente ci sono delle parziali aree di sovrapposizione trattandosi, in ogni caso, di professioni che hanno a che fare con la relazione di aiuto. Scendiamo un po’ più nel dettaglio…
Il counselor è colui che offre il suo tempo, la sua attenzione interessata e partecipativa, nonché il suo rispetto a chi si trova in una condizione di difficoltà e di incertezza e che, attraversando un momento di difficoltà, sente la necessità di chiarificare alcuni aspetti di sé, anche in rapporto all’ambiente che lo circonda.
Il counselor è un esperto di comunicazione e relazione in grado di facilitare un percorso di autoconsapevolezza nel cliente, affinché trovi dentro di sé le risorse per aiutarsi. Aiutare gli altri ad aiutarsi è, infatti, una delle funzioni principali del Counselor.
Egli esprime una grande fiducia nelle risorse dell’essere umano e quindi favorisce l’autostima, proprio perché trasmette questo senso di fiducia nelle risorse del cliente.
In ogni caso, il counselor non si sostituisce mai alla persona che aiuta e gli restituisce la responsabilità di prendere le proprie decisioni, pur comprendendolo empaticamente.
Vediamo, in breve, quali competenze ha il counselor e quali sono le distinzioni fondamentali rispetto a quello che fa lo psicoterapeuta.
Il counselor si occupa di situazioni che riguardano l’area del benessere in cui la necessità è quella di potenziare i punti di forza, nel momento in cui una persona si trovi in un momento di difficoltà e non abbia necessariamente bisogno di uno psicoterapeuta.
Altra caratteristica che distingue le due pratiche (psicoterapia e counseling) è il focus temporale: lo psicoterapeuta è più centrato sul passato della persona, mentre nel counseling ci si focalizza sul “qui e ora”, insomma sullo stato presente.
Anche i tempi di durata del trattamento sono diversi in quanto nella psicoterapia sono medio lunghi, proprio perché c’è la necessità di fare un lavoro più approfondito, mentre nel counseling sono molto più brevi.
Il contratto che si stipula con il cliente è più specifico e focalizzato sulla problematica presente nel counseling, mentre è progressivo e focalizzato sugli obiettivi di ricostruzione della personalità nel caso della psicoterapia.
Anche le finalità di intervento sono diverse: nel counseling abbiamo supporto, orientamento, sviluppo dell’autonomia decisionale, training di abilità specifiche, invece nella psicoterapia si parla di riabilitazione, cura e trasformazione ricostruttiva della personalità, obiettivi che richiedono necessariamente tempi più lunghi e competenze specialistiche.
Vi sono poi delle peculiarità che fanno parte della professione dello psicologo e che un counselor che non sia al contempo anche psicologo non può svolgere quali, ad esempio, l’impiego di interviste e test della personalità (cognitivi e attitudinali).
Esiste in Europa una classificazione internazionale delle professioni che va sotto il il nome di ISCO (International Standard Classification of Occupation).
In questa classificazione il counselor si colloca tra le professioni che gravitano intorno al “social working” e, in particolare, in un sottogruppo di queste come specialisti nell’assistenza sociale e nell’orientamento. Mentre vi è un altro sottogruppo che riguarda la professione dello psicologo.
Quindi, anche se fanno parte entrambe del ramo degli specialisti in scienze sociali, lo psicologo e il counselor sono collocati in due sottogruppi diversi all’interno di questa classificazione.
In Europa, l’Austria è attualmente il primo paese che ha legiferato e riconosciuto ufficialmente la professione del counselor sin dal 2002. Infatti mentre lo psicologo afferisce all’area della sanità, il counseling è tra le professioni che afferiscono alla camera di commercio.
Anche negli Stati Uniti il counseling è riconosciuto ufficialmente, anche se non tutti i counselor hanno seguito lo stesso corso di studi: si distingue il titolo di counselor come specializzazione post-laurea in psicologia da una parte, e da un’altra i counselor che hanno frequentato un master riconosciuto dopo la scuola secondaria. Questi ultimi sono, perciò, counselor pur non essendo psicologi.
In Italia l’ASPIC è stata la prima realtà, già nel lontano 1984, ad aver organizzato un master in counseling e da allora ha formato centinaia di counselor anche attraverso le varie sedi consociate.
[fonte]
La prima attestazione dell'uso del termine counseling per indicare un'attività rivolta a problemi sociali o psicologici risale al 1908 da parte di Frank Parsons. Nel 1951 la parola counseling è usata da Carl R. Rogers per indicare una relazione nella quale il cliente è assistito nelle proprie difficoltà senza rinunciare alla libertà di scelta e alla propria responsabilità.
L'attività di counseling è svolta da un counselor, un professionista in grado di aiutare un interlocutore in problematiche personali e private. In base al bagaglio di abilità possedute, le competenze proprie all'attività di counseling possono essere presenti nell'attività di diverse figure professionali quali psicologi, medici, assistenti e operatori sociali, educatori professionali.
Essa è finalizzata a «consentire ad un individuo una visione realistica di sé e dell'ambiente sociale in cui si trova ad operare, in modo da poter meglio affrontare le scelte relative alla professione, al matrimonio, alla gestione dei rapporti interpersonali, con la
riduzione al minimo della conflittualità dovuta a fattori soggettivi», ed è inoltre «un'attività di competenza relazionale che utilizza mezzi comunicazionali per agevolare l'autoconoscenza di se stessi attraverso la consapevolezza e lo sviluppo ottimale delle risorse personali, per migliorare il proprio stile di vita in maniera più soddisfacente e creativo».
Secondo Rollo May – uno dei padri fondatori del counseling insieme a Rogers – il counselor ha il compito di «favorire lo sviluppo e l'utilizzazione delle potenzialità del cliente, aiutandolo a superare eventuali problemi di personalità che gli impediscono di esprimersi pienamente e liberamente nel mondo esterno [...] il superamento del problema, la vera trasformazione, comunque, spetta solamente al cliente: il counselor può solo guidarlo, con empatia e rispetto, a ritrovare la libertà di essere se stesso».[17]
La BACP (British Association for Counselling and Psychotherapy) fornisce la seguente definizione dell'attività di counseling: «Il counselor può indicare le opzioni di cui il cliente dispone e aiutarlo e seguire quella che sceglierà. Il counselor può aiutare il cliente a esaminare dettagliatamente le situazioni o i comportamenti che si sono rivelati problematici e trovare un punto piccolo ma cruciale da cui sia possibile originare qualche cambiamento. Qualunque approccio usi il counselor [...] lo scopo fondamentale è l'autonomia del cliente: che possa fare le sue scelte, prendere le sue decisioni e porle in essere».
Analogamente AssoCounseling definisce l'attività di counseling come: «[...] un'attività il cui obiettivo è il miglioramento della qualità di vita del cliente, sostenendo i suoi punti di forza e le sue capacità di autodeterminazione. Il counseling offre uno spazio di ascolto e di riflessione, nel quale esplorare difficoltà relative a processi evolutivi, fasi di transizione e stati di crisi e rinforzare capacità di scelta o di cambiamento».
Differenze tra counseling e psicoterapia
Da un punto di vista epistemologico il counseling si differenzia dalla psicoterapia per:- l'adozione di un metodo diverso da quelli riferiti a "medico-paziente" propri dei modelli psicoterapeutici (anche se ciò non si verifica nell'approccio centrato sulla persona rogersiano dove counselling e psicoterapia condividono la stessa impostazione dove l'esperto è il cliente);
- la definizione dell'obiettivo concreto e del contesto spazio-temporale della relazione counselor-cliente;
- l'esclusione della psicopatologia come settore di intervento.
[fonte: Wikipedia]
Il counselor
Il counselor è un professionista della relazione di aiuto. Tuttavia, anche se ha una “tradizione” ormai consolidata nel mondo anglosassone e statunitense, in molti paesi (Italia compresa) la professione del counselor non è ancora regolamentata.…Risulta utile, quindi, cercare di capire chi è e soprattutto cosa fa il counselor nell’ambito della professione del counseling.
Per rendere visivamente dove si va a collocare la professione del Counselor, ti invito a immaginare due linee rette che divergono da un punto di congiunzione.
Da questo punto si dipartono un primo asse lungo il quale si situano le professioni più tradizionalmente legate alla salute mentale (psichiatra, psicoterapeuta e psicologo) e un altro asse lungo il quale si situano le professioni impegnate nel sociale (quali l’assistente sociale e altre emergenti quali, appunto, quella del counselor).
Naturalmente ci sono delle parziali aree di sovrapposizione trattandosi, in ogni caso, di professioni che hanno a che fare con la relazione di aiuto. Scendiamo un po’ più nel dettaglio…
Il counselor è colui che offre il suo tempo, la sua attenzione interessata e partecipativa, nonché il suo rispetto a chi si trova in una condizione di difficoltà e di incertezza e che, attraversando un momento di difficoltà, sente la necessità di chiarificare alcuni aspetti di sé, anche in rapporto all’ambiente che lo circonda.
Il counselor è un esperto di comunicazione e relazione in grado di facilitare un percorso di autoconsapevolezza nel cliente, affinché trovi dentro di sé le risorse per aiutarsi. Aiutare gli altri ad aiutarsi è, infatti, una delle funzioni principali del Counselor.
Egli esprime una grande fiducia nelle risorse dell’essere umano e quindi favorisce l’autostima, proprio perché trasmette questo senso di fiducia nelle risorse del cliente.
In ogni caso, il counselor non si sostituisce mai alla persona che aiuta e gli restituisce la responsabilità di prendere le proprie decisioni, pur comprendendolo empaticamente.
Vediamo, in breve, quali competenze ha il counselor e quali sono le distinzioni fondamentali rispetto a quello che fa lo psicoterapeuta.
Il counselor si occupa di situazioni che riguardano l’area del benessere in cui la necessità è quella di potenziare i punti di forza, nel momento in cui una persona si trovi in un momento di difficoltà e non abbia necessariamente bisogno di uno psicoterapeuta.
Altra caratteristica che distingue le due pratiche (psicoterapia e counseling) è il focus temporale: lo psicoterapeuta è più centrato sul passato della persona, mentre nel counseling ci si focalizza sul “qui e ora”, insomma sullo stato presente.
Anche i tempi di durata del trattamento sono diversi in quanto nella psicoterapia sono medio lunghi, proprio perché c’è la necessità di fare un lavoro più approfondito, mentre nel counseling sono molto più brevi.
Il contratto che si stipula con il cliente è più specifico e focalizzato sulla problematica presente nel counseling, mentre è progressivo e focalizzato sugli obiettivi di ricostruzione della personalità nel caso della psicoterapia.
Anche le finalità di intervento sono diverse: nel counseling abbiamo supporto, orientamento, sviluppo dell’autonomia decisionale, training di abilità specifiche, invece nella psicoterapia si parla di riabilitazione, cura e trasformazione ricostruttiva della personalità, obiettivi che richiedono necessariamente tempi più lunghi e competenze specialistiche.
Vi sono poi delle peculiarità che fanno parte della professione dello psicologo e che un counselor che non sia al contempo anche psicologo non può svolgere quali, ad esempio, l’impiego di interviste e test della personalità (cognitivi e attitudinali).
Esiste in Europa una classificazione internazionale delle professioni che va sotto il il nome di ISCO (International Standard Classification of Occupation).
In questa classificazione il counselor si colloca tra le professioni che gravitano intorno al “social working” e, in particolare, in un sottogruppo di queste come specialisti nell’assistenza sociale e nell’orientamento. Mentre vi è un altro sottogruppo che riguarda la professione dello psicologo.
Quindi, anche se fanno parte entrambe del ramo degli specialisti in scienze sociali, lo psicologo e il counselor sono collocati in due sottogruppi diversi all’interno di questa classificazione.
In Europa, l’Austria è attualmente il primo paese che ha legiferato e riconosciuto ufficialmente la professione del counselor sin dal 2002. Infatti mentre lo psicologo afferisce all’area della sanità, il counseling è tra le professioni che afferiscono alla camera di commercio.
Anche negli Stati Uniti il counseling è riconosciuto ufficialmente, anche se non tutti i counselor hanno seguito lo stesso corso di studi: si distingue il titolo di counselor come specializzazione post-laurea in psicologia da una parte, e da un’altra i counselor che hanno frequentato un master riconosciuto dopo la scuola secondaria. Questi ultimi sono, perciò, counselor pur non essendo psicologi.
In Italia l’ASPIC è stata la prima realtà, già nel lontano 1984, ad aver organizzato un master in counseling e da allora ha formato centinaia di counselor anche attraverso le varie sedi consociate.
[fonte]